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NICCOLÒ CIMAGLIA (prossima apertura)

Descrizione

Camera matrimoniale Deluxe di mq 25

Ingresso autonomo indipendente con accesso dal vicolo

Breakfast: Porta Ad Alt

Dispone di aria condizionata, Tv led satellite 43”, connessione wi-fi e lan gratuita, frigobar, cassaforte per laptop, presa USB, biancheria e set cortesia bagno, asciugacapelli, ampio bagno, balcone e finestra.

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Cenni Storici

Questa camera prende il nome da Via Niccolò Cimaglia, un tempo denominata Strada Cimaglia, una delle famiglie più antiche e illustri della città, i cui discendenti sono ancora residenti in detta via. Niccolò nato a Vieste il 24 marzo 1712, fu vescovo della sua città dal 1748 al 1764 e si dedicò con grande amore alla cura della Chiesa e del paese. Fra le tante opere da lui realizzate sono da menzionare il restauro della Cattedrale e la ricostruzione del Campanile gravemente danneggianti dal terremoto del 1646, la costituzione della Confraternita di Santa Maria di Merino per diffondere la devozione verso la protettrice di Vieste, l’istituzione di una Scuola di Grammatica, Umanità e Rettorica, corrispondente ad una scuola di grado superiore, con la collaborazione di dotti viestani e di alcuni professori fatti venire da Roma e da Napoli per istruire la gioventù, ed il ripristino con nuove norme del Monte Frumentario (una specie di consorzio agrario) per aiutare i contadini più bisognosi. Di fondamentale importanza è stata la fondazione della Scuola da cui nacquero i germogli dell’illuminismo viestano che si ritrovarono nella Vieste liberale del 1848 e quindi dell’Unità d’Italia. Tra i suoi allievi troviamo Vincenzo Giuliani che sotto suo impulso pubblicò nel 1768 “Memorie Storiche della Città di Vieste”. Niccolò Cimaglia entrò nel Convento dei Celestini a quindici anni e la passione per gli studi lo portarono a ricoprire importanti incarichi a Napoli e a Roma, ove fu anche Accademico Pontificio, Predicatore e Qualificatore del Santo Uffizio. Papa Benedetto XIV lo consacrò vescovo della sua città natale, a Roma il 16 dicembre 1748. Dedicò tutte le sue energie alla sua Diocesi e alla sua gente, facendo di Vieste un’ardente comunità di fede, caratteristica che ancora oggi le viene riconosciuta. Morì a Foggia di colera il 27 maggio 1764 dove si era recato con il fratello Orazio per procurare grano sufficiente per soccorrere le necessità di Vieste colpita da anni di siccità.